La figura dell’insegnante al Polo Didattico Domodossola 23

La figura dell’insegnante al Polo Didattico Domodossola 23

LE LACUNE DEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO TRADIZIONALE

Il sistema scolastico italiano, purtroppo, non pone ancora le giuste attenzioni alla relazione tra alunno e insegnante e ai fattori di rischio, che sono visibili su alcuni alunni già dalla scuola primaria.

Il bambino e l’adolescente passano gran parte della giornata a scuola e successivamente a casa a studiare e a svolgere i propri compiti. La scuola è il nodo centrale nella vita dei ragazzi. Nella terza infanzia, questa viene considerata come luogo dove si apprende una serie di abilità fondamentali e di conoscenze specifiche (imparare a leggere e a scrivere, a risolvere problemi di matematica, capire la storia e la geografia), nell’adolescenza, invece, compie anche altre funzioni; è l’ambiente in cui i giovani possono mettere in pratica nuove abilità sociali, ma è anche il luogo nel quale la società cerca di modellare gli atteggiamenti e i comportamenti dei ragazzi per prepararli alla vita adulta.

Ma il sistema organizzativo scolastico nazionale, ormai, tende a lasciare solo il bambino o l’adolescente nel percorso di preparazione. Esistono ottimi insegnanti preparati e motivati ma, purtroppo, anche loro sono inseriti in un contesto collettivo caotico e spesso disorganizzato (classi numerose e rumorose, obbligo di seguire il programma ministeriale in modo veloce). L’unicità del singolo studente spesso si perde e quest’ultimo è costretto a lavorare in autonomia a casa, chiedendo aiuto nello studio alla famiglia che a sua volta si prende in carico stress e ansia non gestibili che portano a minare o addirittura rovinare i rapporti tra i singoli membri della famiglia stessa. L’andamento scolastico positivo e il proseguimento negli studi fino all’iscrizione in una facoltà universitaria, nell’attuale società, sono diventati quasi un obiettivo obbligato per ogni minore, fin da piccolo. Questo genera un sistema di aspettative e di conseguenza tensioni tra famiglia e ragazzo.

L’INSEGNANTE NEL POLO DIDATTICO

L’adolescente, proprio per i motivi sopra citati, per superare le difficoltà e lo stato di stress potrebbe essere affiancato da una figura professionale che lo accompagni nelle giornate di studio, che lo consigli e lo supporti grazie all’insegnamento di un metodo di apprendimento efficace e cucito su misura per lui, che spieghi con empatia ed assertività, che comprenda le tensioni generate dalla vita scolastica e lo sostenga dal punto di vista psicologico. È un insegnante competente che, pur ricevendo rispetto, si mette a disposizione dell’alunno.

L’insegnate del polo è una figura preziosa anche per i genitori perché può essere un ottimo mediatore tra loro e il figlio per superare le tensioni. Può aiutare e guidare i genitori e insegnare a loro metodi efficaci per affiancare i figli nello studio e accompagnarli in modo produttivo e non essere, al contrario, un intralcio. Inoltre, può ascoltare e aiutare a gestire gli stati d’ansia dei genitori che si fanno carico della pressione scolastica del figlio.

È un sostegno per i ragazzi DSA e usa vari strumenti di studio come schemi, mappe, riassunti, libri facilitati, audio-libri, video e molti altri.

Se viene elaborato un metodo di studio e di organizzazione efficace e si insegna al genitore ad affiancare in modo produttivo il figlio e ad essere un supporto, molto probabilmente si potrebbero ridurre le tensioni famigliari. È appurato che l’incoraggiamento, la motivazione e l’affiancamento nello studio, favoriscono i progressi scolastici dell’adolescente. Negli Stati Uniti, dei ricercatori hanno dimostrato che ragazzi cresciuti in famiglie autorevoli hanno risultati scolastici migliori; questo sta a significare che, se la famiglia stabilisce norme chiare, è affettuosa e rassicurante e tiene linee di comunicazione aperte con il proprio figlio e con gli insegnanti, gli adolescenti tendenzialmente andranno meglio a scuola e sono meno portati ad abbandonare gli studi.

LA TEORIA GENERALE DEI SISTEMI(TGS) APPLICATA AL SISTEMA SCOLASTICO – La scuola nella mente di un bambino o di un adolescente

La Teoria Generale dei Sistemi (TGS), nella sua applicazione alla psicologia dello sviluppo, può presentare spunti utili per comprendere il rischio e l’inserimento a scuola e le opportunità di capire ma soprattutto disporre delle interazioni tra allievi e insegnanti per modificare la traiettoria dei percorsi dei bambini. Pianta e Walsh hanno discusso sull’applicazione di questa Teoria nel contesto scolastico ma, soprattutto, l’hanno considerata una valida alternativa ai modelli attuali di intervento pratico, svincolato da qualsiasi base teorica. La TGS rappresenta una serie di principi che possono essere, per insegnanti e educatori, un valido strumento per comprendere la natura districata e complessa dei percorsi evolutivi nei soggetti a rischio.

I Sistemi sono unità composte da varie parti interconnesse che agiscono in modo organizzato e interdipendente per promuovere l’adattamento e lo sviluppo dell’intera unità. Degli esempi di sistemi possono essere costituiti dalle classi, dalle famiglie, dalla relazione con gli insegnati, dalle pratiche disciplinari e così via. Proprio per questo la comprensione del comportamento sociale di un ragazzo migliora se si conoscono le modalità di relazione con l’insegnante, delle relazioni con la famiglia e con il gruppo dei pari o coi compagni di classe ma anche il gruppo sociale in cui si è inseriti (gruppi religiosi, attività sportive ecc.). Secondo Sameroff (1989) l’ambiente esercita sullo sviluppo dei bambini la stessa influenza della genetica.

Ford e Lerner hanno applicato la TGS allo sviluppo infantile, individuando la Teoria dei Sistemi Evolutivi in linea con il pensiero di Vygotskij (che aveva delineato la Zona di Sviluppo Prossimale). La TGS può essere applicata a più sistemi coinvolti nell’educazione dei bambini.

I vari Sistemi interagiscono in maniera strutturata e prevedibile formando quella che può essere definita una “nicchia evolutiva” (Garbarino 1982). Questi sono incorporati con altri Sistemi: il bambino inserito in una classe è anche di per sé considerato un sistema. I teorici dei sistemi definiscono differenziazione le sotto-unità che col tempo emergono come soluzioni di adattamento del sistema. Si usa, invece, il termine integrazione perl’attività di correlazione tra le varie sotto-unità al fine di mantenere inalterato il sistema. Un esempio di sotto-unità nella scuola è rappresentato dai programmi speciali per ragazzi con difficoltà; vi è differenziazione ma anche integrazione tra essi coi programmi standard.

Il bambino stesso, nel suo sviluppo, può essere considerato un sistema proprio perché entrano in gioco diversi ambiti evolutivi: motorio, cognitivo, emotivo, relazionale che insieme danno vita ad un tutto integrato. Quando si considera il bambino come un sistema evolutivo non bisogna prestare attenzione ad un solo ambito di funzionamento o a un comportamento isolato bensì all’organizzazione complessa dei vari ambiti. Ad esempio, l’aggressività o l’abbandono scolastico non devono essere considerati come situazioni uniche e isolate.

Anche gli insegnati sono sistemi e per comprendere il livello relazionale bisogna tenere in considerazione vari elementi come: la formazione, le conoscenze, l’esperienza acquisita, i problemi affrontati durante il percorso e le condizioni di vita attuali.

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